Bienno (Bièn in dialetto camuno) è un comune della Val Camonica, provincia di Brescia in Lombardia. Bienno fa parte del club de "I Borghi più Belli d'Italia" creato della Consulta del Turismo dell'Associazione dei Comuni Italiani (ANCI), e Bandiere Arancioni del T.C.I. Il Comune di Bienno si trova nella media Valle Camonica, a circa 70 km dal capoluogo di provincia e dal passo del Tonale. Ad un’altitudine di 450 m s.l.m è contornato dalle vette della Concarena e della Presolana. L’antico borgo sorge su una delle colline dominate dal Dosso del Cerreto e conserva in modo quasi integro la struttura urbanistica medioevale del centro storico.
Il paese è dotato infatti, di una conformazione urbana particolarmente ricca e significativa. E’ articolato sulla maglia geometrica di fondazione romana (castrum) e presenta tutti i caratteri tipici del borgo medievale, sia nell’evoluzione del tracciato romano che nell’ampliamento dello stesso in relazione alla conformazione geomorfologica del suolo.
E’ percorso dal torrente Grigna che, attraverso le acque incanalate nel Vaso Ré, fornisce l’energia necessaria alle ruote idrauliche per muovere sia i pesanti magli che le macine dei mulini, trasformando il ferro in utensili forgiati ed i cereali in farina. Le ricchezze prodotte da quest’attività hanno permesso un imponente sviluppo delle architetture, dal medioevo fino al XVIII secolo, abbellite dall’opera di famosi artisti ed artigiani. Il borgo mostra scorci suggestivi, grandi aperture con portali in granito o pietra simona, decorate con stemmi scalpellati o cornici modanate. Dell’importanza raggiunta da alcune famiglie biennesi rimangono numerose tracce e testimonianze nei monumenti, nelle molte dimore gentilizie e nobiliari dalle linee classiche e nella costruzione o riadattamento delle torri dell’antico nucleo medievale, certamente uno dei più belli e meglio conservati della Valle Camonica.
Storia di Bienno Il paese era munito di dieci torri ed un castello, trasformato in monastero dai benedettini. Nel 1295 vi è una contesa con Bovegno circa alcuni pascoli in quota. Il 25 gennaio 1350 il vescovo di Brescia investe iure feudi dei diritti di decima nei territori di Bienno il Comune (vicinia) e gli uomini di Bienno, cosa accaduta già nel 1295, 1336, e in seguito nel 1388, 1423 e 1486. e confermato anche il 20 agosto 1423. Nel 1374 i beni sono investiti a Franceschino e Comino Ronchi. Nel 1391 la terra di Bienno, ghibellina, subì una vasta razzia di bestiami causata dai guelfi camuni guidati dai Nobili di Lozio. Alla pace di Breno del 31 dicembre 1397 il rappresentante della comunità di Bienno, Bertolino di Martino Lanini, si schierarò sulla sponda ghibellina. Nel 1592 è fondato l'Istituto delle Zitelle, che sovveniva alle nubende tra 15 e 40 anni prive di mezzi sufficienti, punché in possesso di una "condotta irreprensibile". Del 1624 è invece la nscita della Casa di Dio, una specie di ricovero per anziani. Nel 1799, a seguito dell'abolizione delle Vicinie i vicini di Bienno divisero tra loro i beni comuni. Ciò portò ad una vertenza con lo Stato, che li riteneva beni demaniali. Essa si protasse per più di un secolo, tanto che nel 1901, per fronteggiare un assembramento minaccioso presso l'ufficio comunale, i carabinieri si lasciarono prendere la mano e spararono sulla folla, uccidendo una donna ed un ragazzo. Una soluzione di compromesso venne trovata definitivamente solo nel 1927. Ta il 1805 ed il 1815 il comune di Bienno fu unito a quello di Prestine col nome di "Bienno con Prestine".
Chiesa di Santa Maria Annunziata L'altro gioiello architettonico del paese è rappresentato dalla più piccola chiesa gotica nella parte bassa del centro storico, la Chiesa di Santa Maria Annunziata (detta un tempo Santa Maria degli Orti). Ad una sola navata, essa contiene affreschi di notevole valore prodotti nel corso del XVI secolo da diversi artisti, fra cui Giovanni Pietro da Cemmo e, soprattutto, Girolamo di Romano, detto il Romanino .
Spiccano, fra gli altri, una danza macabra alla destra dell'altare. Interessanti come testimonianza delle tradizioni di fede della Valcamonica sono le immagini di santi affrescata lungo le pareti della navata: tra di esse ben tre sono dedicate a Simonino di Trento. La pala dell'altare maggiore raffigurante la Annunciazione è opera del Fiammenghino (1632) sulla controfacciata straordinario lacerto di affresco sul Compianto di Cristo morto, di scendenze fiamminghe. Eremo di San Pietro e Paolo, completamente ricostruito nella seconda metà del XX secolo, aveva origine nel XI, XII secolo quando in Valcamonica arrivarono i Cluniacensi. Nel 1768 viene soppresso dal Gran consiglio di Venezia, con cessione dei beni alla comunità di Valle Camonica.
Chiesetta di San Defendente, su una collinetta presso l'ingresso nord di Bienno, risale al XV secolo.
Chiesetta di san Pietro in vincoli (o San Peder Süc), del secolo XVI. La pala d'altare è custodita in municipio. Sorge su di un'antica ara di Bacco (di qui il nome San Pietro Succo) di cui si vedono i resti sul retro della costruzione.
Colle di Cristo Re, vi sorge il monumento a Cristo Re, statua dorata risalente al 1929 opera di Timo Bortolotti. Accanto, la chiesa della Maddalena, con affreschi di Paolo da Cailina (il vecchio) e statue di Beniamino Simoni.
Cappella della Piscina, del XV secolo, rimaneggiata nel XVII.
Musei: Museo etnografico del ferro, delle arti e tradizioni popolari: in via Artigiani è visitabile la fucina museo, con magli e fornaci tuttora attivati durante le visite.
Mulino museo
La Fucina: La fucina è un ambiente a forma quadrata o rettangolare situata di solito tra la strada e il Vaso Re. Il livello stradale è sempre più alto del pavimento; è un accorgimento escogitato fin dai tempi antichi per attutire i forti colpi dei magli che, altrimenti, farebbero tremare tutta la zona circostante, producendo lesioni di vario tipo e darebbero origine ad un forte inquinamento acustico.
Dal lato opposto alla strada scorre il Vaso Re sul quale si affaccia la porta del maglio (l'uh del mai), da cui è possibile controllare la ruota e lo scorrimento dell'acqua. Il pavimento della fucina è in terra battuta mista a scaglie di ferro e fuliggine ed è, quindi, nero come qualsiasi cosa si osservi girando attorno lo sguardo. Le finestre, sparse in modo disordinato sulle pareti, anticamente erano veri e propri buchi praticati nel muro.
Sono invece costruiti di proposito i cosiddetti "finehtrai", grandi aperture sul tetto che hanno doppia funzione: far entrare un po' di luce e permettere al fumo di uscire.
Il Maglio: I magli di Bienno, che hanno un peso variabile dai centottanta ai duecentoventi chili, sono a "testa d'asino", mentre quelli che si usano ancora oggi in Valtrompia per preparare i paioli di rame sono a "testa di elefante". Ciò dipende dalla loro particolare forma. In una fucina è possibile trovare uno o più magli di peso diverso, per produrre manufatti differenti. Essi sono sempre collocati a poca distanza dal forno in modo che il "brahcì", il lavorante più giovane e meno esperto, possa servire il "maihter", il mastro che batte i pezzi di ferro incandescente sotto il maglio.
Esiste anche un'incudine su cui vengono lavorati con martelli e mazzette di varie forme i pezzi più piccoli. La cesoia che un tempo funzionava ad acqua, secondo il principio del maglio, oggi è quasi sempre sostituita da trance azionate dalla corrente elettrica. Anche il forno, un tempo a carbone e ravvivato dall'insufflazione della "tina dè l'ora" adesso funziona a nafta, gas o elettricamente.
Nelle tre fucine, ancora attive per mezzo della ruota idraulica, vi sono vari macchinari moderni accostati ai magli, risalenti probabilmente al Medio Evo. Da alcuni pezzi di rotaia lavorati in vari modi si possono ottenere manufatti per l'agricoltura e l'edilizia.
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